L’effetto del caldo e della siccità sulla campagna 2023-2024. Come va la raccolta delle olive per l’olio?

Quest’anno la raccolta delle olive è più difficile che mai. Ecco perché tanti fattori stanno creando una convergenza complicata per la produzione di olio.

I prezzi schizzano alle stelle, i produttori raccontano le difficoltà cui stanno cercando di far fronte, con le dovute differenze tra aree di produzione.

La crisi dell’olio è qui, ma non è una novità. Certo ci sono alcuni fattori che suonano come sinistri campanelli d’allarme: mai prezzi così alti, raccolti bassi (anche se non ovunque) ed esportazioni bloccate.

È il caso del Marocco, che nel 2023 ha chiuso le esportazioni di olio di oliva, con prezzi che sono arrivati a sfiorare i 15 euro al litro. Una notizia simile era stata riportata anche per la Turchia, sempre quest’anno.

In Spagna la produzione è ancora in calo, come nel 2022.

Anche da paesi lontani, come gli Stati Uniti, oltre il cerchio magico dei popoli dell’olio arrivano segnali poco incoraggianti: “i prezzi dell’olio d’oliva al dettaglio negli Stati Uniti sono aumentati negli ultimi anni, con una crescita del 12,5% quest’anno e un aumento dell’8,8% nel 2022, secondo Circana, una società di ricerche di mercato” ha riportato il Washington Post.

In Italia, intanto, si leggono proiezioni schizofreniche: danni al nord, bene al centro sud.

Ma la situazione è molto più complessa di così. Ogni regione italiana, persino ogni microarea con il suo microclima, sta sperimentando scenari diversi e avversità. Su tutte la siccità, che grava sulle piante nei momenti più delicati per la crescita dei frutti. Poi le malattie, la mancanza di personale, i costi aumentati di tutte le attività correlate (trasporti, elettricità, frantoi).

“Non è sostenibile economicamente” raccontano molti imprenditori con cui abbiamo parlato. Eppure l’olio è uno dei fondamenti dell’alimentazione nostrana, sembra impossibile doverci rinunciare.

I produttori si devono mettere in testa che per contrastare la siccità è fondamentale l’irrigazione”. Ma di acqua ce n’è poca, meglio risparmiarla. “

Certo l’olivo è una pianta relativamente semplice da gestire, però ha bisogno di determinate condizioni metereologiche in determinati momenti. Ci vuole la pioggia, il vento per l’impollinazione”. Purtroppo con la crisi climatica i cicli naturali che prima erano più stabili, oggi sono completamente scoordinati e imprevedibili.

STATISTICHE CIA (Confederazione Italiana Agricoltori)

L’effetto di caldo e siccità sulla campagna 2023-2024

Questa annata sta confermando che, malgrado l’olivo sia molto resistente alla siccità, l’acqua mantiene un ruolo fondamentale in determinate fasi del suo ciclo vitale. Infatti, in condizioni di caldo eccessivo e siccità estrema la pianta si trova costretta a sacrificare parte della sua produzione.

Tanto è vero che, quest’anno, in alcuni casi, sono già visibili frutti secchi, segno tangibile degli scompensi climatici. Ma anche quando le olive riescono ad accrescersi, lo stress idrico disidrata la polpa e ne compromette lo sviluppo, riducendo la formazione dell’olio.

Ai problemi determinati dal clima, sostiene Cia, si aggiunge anche la minaccia incombente della mosca delle olive, il fitofago più preoccupante per gli oliveti italiani. In autunno, in fase di pre-raccolta, il pericoloso insetto potrebbe, infatti, danneggiare ulteriormente la quantità e la qualità delle produzioni.

Fonti: 

Lavinia Martini Editor di CiboToday 25 ottobre 2023 09:18 (estratto)

STATISTICHE CIA (Confederazione Italiana Agricoltori)